Racconti inediti di Annibale Guidobono Cavalchini fondatore dell’allevamento e padre dell’attuale titolare.
Finita la guerra, ritornato a casa dalle montagne, mi misi a riorganizzare l’azienda agricola di famiglia con un’impronta zootecnica. Una stazione di monta equina, una bergamina moderna e un allevamento di suini. Alla Cavigiola, una cascina nella valle dello Scrivia, vicino a Tortona c’era un pò di tutto, ma specialmente tanti cani. Ripresi a frequentare le esposizioni e nel 1949 ottenni dall’ENCI il riconoscimento ufficiale con l’affisso “di Valle Scrivia”. I Boxer vivevano in giardino, nella parte nobile con box moderni e ricoveri ben studiati per mantenerli al caldo, i Pastori Bergamaschi dall’altra parte della corte nel frutteto, tutti insieme, con un porticato per ripararsi.
Anche da noi, come nella maggior parte delle cascine della bassa padana, durante l’inverno arrivava il pastore con un numeroso gregge di pecore che proveniva dalle montagne del cuneese. Pascolavano il gregge in cerca di erba sui terreni che erano in attesa di essere coltivati e durante la notte rientravano in cascina dove ricevevano ospitalità in cambio di qualche ricotta fresca e di qualche forma di formaggio che mi facevo preparare appositamente con i grani di pepe intero.
Sapori di un tempo indimenticabili. I pastori portavano con se i propri cani bergamaschi, che come si sa erano diffusi in tutto l’arco alpino, e anch’io come tanti agricoltori della bassa ne ero affascinato dalle capacità e intelligenza nel guidare le pecore. Nessun vigile urbano avrebbe potuto fare di meglio. Ma vi voglio raccontare un episodio. Le manze le mandavo a pascolare nei boschi dello Scrivia, quando una sera al rientro mi avvisano che ne mancava una. Andato in perlustrazione dopo una lunga ricerca senza risultato mi viene in mente di chiedere aiuto al Pastore. Prendiamo Bortolo il cane più vecchio, gli facciamo annusare un’altra manza, e ritorniamo nei boschi che era ormai buio. Dopo nemmeno mezz’ora sentiamo Bortolo abbaiare, aveva ritrovata la manza che era caduta in una foppa ricoperta di rovi.
Da allora la mia considerazione per il Pastore Bergamasco è aumentata e non ho più potuto fare a meno della loro compagnia, anche quando ho dovuto lasciare l’attività di agricoltore.
Mio figlio Luigi Guidobono Cavalchini mi ha seguito in questa mia passione e a lui ho lasciato questa mia eredità. Successivamente ci siamo trasferiti a Bergamo, patria di questa razza, dove abbiamo ulteriormente sviluppato l’allevamento dei Pastori Bergamaschi. I bassotti sono iniziati molto dopo, quando mia nuora Gabriella nel 1986 ha acquistato una femminuccia di Bassotto Tedesco, Tenerezza della Tesorella dagli amici Falsina.